martedì 6 dicembre 2016

Le sfighe di Arsalan, genio della lampada moderno

Oggi proponiamo nientemeno che un'anteprima del nuovo libro L'Osmiza sul mare, che si trova già in tutte le librerie di Trieste a 10 euro oppure comodamente online sulla Botega di Trieste nonché già in formato ebook. Insoma grasso el dindio dei!

Il libro parla di un'osmiza, dove ventitré improbabili personaggi racconteranno altrettanto storie strampalate. Di umorismo, di filosofia, d'amore e di monade. C'è il tavolo dei vecchi, quello dei giovani poeti, quello dei viaggiatori, quello degli scienziati e infine il trespolo dei cocai, perché a Trieste anche loro hanno molto da dire.

La presentazione si terrà domenica 11 dicembre alle ore 18.30 presso il circolo D-Sotto, in via Bernini 2 a Trieste. Con ovvio piccolo rinfresco finale stile osmiza. Ma solo se fe i bravi ;)

La prima storia è il racconto dell'Oste Buontempone. E' la storia di Arsalan, genio della lampada moderno. Questo racconto è disponibile oggi A GRATIS in formato ebook a questo link.


ARSALAN, GENIO MODERNO

Questa storia ha come protagonista un signore di nome Giovanni. Un nome come qualunque altro, giusto per mettere subito in chiaro che non si tratta di una storia di epiche imprese né di eroi senza macchia e senza paura. Altrimenti un nome più appropriato sarebbe stato Ercole, Gianromualdo o Paride, o qualcosa di più esotico, tipo Jonathan, Kevin, Parsifal, Ramses e cose così… ma bon, non ha importanza.
Giovanni quella domenica stava passeggiando tranquillamente lungo uno dei suoi sentieri preferiti. Sotto il consueto paio di jeans logori e sdruciti indossava dei lunghi calzettoni, per tenersi al riparo dalle insidiose zecche, che con i primi caldi avevano già dato inizio alla loro attività di parassiti rompipalle. Una camicia a quadri con le maniche tirate su ne completava l’abbigliamento. In tasca giusto qualche moneta, per due calici in osmiza prima di rientrare a casa.
Dabbasso, si sentivano le voci di chi preferiva trascorrere il giorno festivo in riva al mare. Il sentiero infatti si sviluppava lungo il ciglione carsico, e da lì si godeva di un panorama eccezionale. Giovanni, quasi come un gatto, adorava cercare il punto più alto per poter avere la miglior visuale su tutto ciò che gli stava accadendo attorno, per poi sedersi a fantasticare sulla bellezza della natura e sulla complessità delle opere dell’uomo che poteva scorgere dal suo cantuccio, in cui solo sedeva, e sulla caducità di queste, destinate prima o poi a perire nell’obsolescenza dettata dall’inarrestabile scorrere del tempo… ma bon, non ha importanza.
Giovanni adorava quelle sue lunghe camminate. Lo aiutavano a prendere le distanze dai problemi di tutti i giorni. A dimenticarli, diluendoli piano piano con il canto degli uccellini e l’odore del bosco che lo circondava. Quella settimana era arrivata la bolletta della luce. E sicuramente c’era stato un errore, vista la cifra che gli veniva chiesto di pagare. L’indomani sarebbe andato a informarsi. Avrebbe preso il suo numero e avrebbe atteso in coda il suo turno per potersi lamentare. Poi sarebbe andato a ritirare la pensione, ben sapendo che questa volta non si sarebbe potuto sottrarre dall’ascolto delle nuove vantaggiose offerte che ogni volta gli operatori cercavano di rifilargli. Infine, gli restava l’appuntamento con la visita medica per il rinnovo della patente. Ma almeno lì sapeva che ad attenderlo c’era quasi sicuramente quella nuova dottoressa che tutti ricordavano per i modi vellutati, la perfetta simmetria, la prosperosa sensibilità e la soda professionalità, il tutto evidenziato dalla camicetta chiusa appena al terzo bottone… ma bon, non ha importanza.
Mentre il pensiero di questi appuntamenti stava pian piano lasciando posto alla pace circostante, Giovanni notò un luccichio alla base di un albero, poco al di fuori del sentiero.
Si avvicinò, incuriosito, facendo attenzione a non cadere dal ciglione, che proprio in quel punto finiva a strapiombo. Scostando delicatamente l’erba alta che la circondava, Giovanni si ritrovò tra le mani nientemeno che una lampada di ottone. Una lampada in tutto e per tutto simile a quella di Aladino, per capirci.
Sorpreso, si sedette su di un masso che si trovava lì accanto, e cominciò ad analizzare l’oggetto rinvenuto.
Aveva un aspetto antico e misterioso. Tuttavia, una volta ripulito per bene dai residui di terra sulla superficie, pareva quasi di nuova fattura, tanto che Giovanni, insospettito, iniziò a cercare la magica formula “Made in China”. Ma non trovò nulla di simile. L’unica sigla, scritta in caratteri che parevano richiamare sinuose movenze da danza del ventre, riportava enigmaticamente le lettere “C” e “G”. Vi era poi una fessura, rivolta verso l’alto, delle dimensioni di una moneta, che poteva far presumere che la lampada fosse semplicemente un originale salvadanaio, perso nel bosco da qualche sbadato marmocchio che forse ora lo stava cercando, o magari ne aveva già ricomprato un altro… ma bon, non ha importanza.
Fatto sta che Giovanni, affascinato dall’accaduto, si lasciò sopraffare dall’immaginazione e, una volta accertatosi di essere completamente solo, fece quello che avremmo fatto un po’ tutti: strofinò la lampada. Così, giusto per provare.
Con sua grande delusione, non uscì alcun genio. Al suo posto, una voce suadente recitò:

Benvenuto nel servizio Modern Genius & Co, la nuova linea di lampade in conformità con gli standard della Comunità dei Geni, nonché l’unica a poter vantare la certificazione “CG”, che ne garantisce il perfetto funzionamento nel rispetto di tutte le normative vigenti negli Stati in cui la lampada viene utilizzata. Per poter accedere alla consulenza del Genio, ti invitiamo ad inserire nell’apposita fessura l’obolo volto a garantire la copertura assicurativa, obbligatoria per la liceità del servizio, seguendo il tariffario comodamente scaricabile online su www.moderngenius.cg. La lampada non dà resto.

Giovanni, come potrete immaginare, rimase di stucco. Con la bocca semiaperta per lo stupore, continuò ad osservare l’oggetto, attendendo che succedesse qualcos’altro. Ma, dopo quel messaggio, non accadde più nulla. Tutto era tornato alla quiete di prima.
Così, ancora incredulo per quanto aveva appena udito, strofinò nuovamente la lampada, e ancora una volta la stessa voce ripeté lo stesso messaggio. Vinto dalla curiosità, nonostante il suo animo profondamente sparagnino, decise di provare a proseguire nell’avventura. Inutile a dirsi che non disponeva di un cellulare moderno con cui connettersi a internet per consultare il tariffario, fedele com’era al suo vecchio inossidabile Nokia 3310. Un telefono serve per telefonare, ricevere telefonate e basta, ripeteva sempre. Già mandare sms era qualcosa di extra, di cui non capiva lo scopo… ma bon, non ha importanza.
Da buon taccagno, decise dunque di provare con la moneta del minor valore che aveva in tasca. Dieci lire, che utilizzava al posto dell’euro per sganciare il carrello della spesa. La portava sempre con sé, perché “metti che un giorno un carrello se la mangi, si sarà mangiato dieci lire e non un euro.”
La inserì nella fessura, ma non successe nulla. Provò allora a rovesciare la lampada, nel tentativo di recuperare la moneta. Ma non percepì alcun suono né movimento, nemmeno scuotendola. Le sue preziose dieci lire sembravano essersi volatilizzate. Spazientito, sbottò: – Dannata lampada! Restituiscimi la mia moneta!
Al che, la solita voce rispose:

La lampada non dà resto. Per sollecitare la restituzione del denaro introdotto, collegarsi al sito www.moderngenius.cg e scaricare il modulo Inc.00L-4T4, da inoltrare debitamente compilato all’Ufficio Reclami, raggiungibile via fax allo 0053012616982. L’accettazione del reclamo non garantisce la restituzione di quanto richiesto.

Giovanni, rassegnato, in cuor suo disse così addio alle dieci lire. La curiosità, tuttavia, rimaneva. Si frugò velocemente nelle tasche, valutando l’opportunità di tentare la sorte con un’altra moneta. La scelta ricadde su un euro, cifra tonda e non grave perdita nel caso in cui la lampada si fosse mangiata pure quella.
– Mal che vada – pensò – mi resta ancora abbastanza per un calice in osmiza.
Stavolta la reazione della lampada fu immediata. La solita voce, che a Giovanni ormai non pareva più tanto suadente, recitò:

Grazie per aver scelto il servizio Modern Genius & Co. Vi ricordiamo che per la direttiva 69/2014 del Sindacato Geni, Maghi e Strolighi, nei giorni festivi alla tariffa base va aggiunto il contributo di solidarietà, da calcolarsi in base al nuovo Tasso Nazionale di Importanza Sociale della festività medesima.

Giovanni mugugnò. In effetti era domenica, giorno festivo. Si domandò quale fosse il contributo da aggiungere per questo tipo di festività. In fondo ci sono ben cinquantadue domeniche in un anno. Se non addirittura cinquantatre, quando il primo gennaio casca di domenica. O se l’anno è bisestile e il primo gennaio casca di sabato o domenica… ma bon, non ha importanza. Fatto sta che Giovanni decise che l’importanza sociale della domenica non poteva essere particolarmente elevata, e infilò 50 centesimi nella lampada.
Finalmente uscì il genio.
– Buongiorno! Sono Arsalan, codice identificativo operatore genio numero 175. Con chi ho il piacere di parlare?
– Un genio vero! Ma allora funziona! Piacere, io sono Giovanni.
– Piacere Giovanni. Non mi risulta alcun utente registrato con questo nome. Ti sei forse iscritto con qualche altro nickname?
– Nick cosa? Iscritto dove? Io pensavo semplicemente di poter esprimere qualche desiderio…
– Certo, ma il servizio desideri è attivo solo per gli utenti registrati. Quindi se non hai ancora un account, dovrai farlo ora. L’iscrizione è ovviamente gratuita.
– Gratuita non direi… mi sembra di averti già dato un euro e mezzo…
– Oh certo, intendi l’obolo per la copertura assicurativa. Grazie per il tuo contributo. Purtroppo sono ormai molti anni che per noi geni vige l’obbligo di stipulare una polizza di responsabilità civile contro terzi, da quando c’è stata la sentenza di cassazione sul caso Nizenom, quello stupido ragazzino americano.
– Perché? Cos’è successo?
– Ha vinto la causa intentata all’Ordine Dei Geni per essersi ferito alla mano mentre strofinava una lampada. A causa del risarcimento miliardario abbiamo rischiato la bancarotta.
– Miliardario? Così tanto per una ferita alla mano?
– Eh, al processo il ragazzino ha dichiarato che uno dei suoi desideri sarebbe stato quello di diventare il pittore più famoso della storia del mondo, quindi una ferita di quel tipo assumeva un valore esorbitante.
– Insomma vi ha fregato.
– Esatto. Da allora l’Ordine ha reso obbligatoria l’assicurazione, e noi dobbiamo richiedere un obolo ai nostri utenti per poterla pagare.
– D’accordo. Allora, cosa devo fare per iscrivermi?
– Mi serve giusto qualche dato. Nome?
– Giovanni Sonababic.
– Luogo e data di nascita.
– Trieste, 3 aprile del 1943.
– Residente a?
– Trieste, via di Basovizza 13.
– Codice fiscale?
– Anche il codice fiscale? Ma cos’è, l’agenzia delle entrate?
– Va bene dai, questo è opzionale. Basta così. Ora devi scegliere un nickname e una password.
– Cos’è un nickname?
– Il tuo soprannome per accedere al servizio. Puoi usare Giovanni se vuoi, è libero.
– Va bene, vada per Giovanni.
– Password? È praticamente una parola d’ordine che solo tu conosci.
– Ah, capisco. Metti “Sonababic” allora, così sono sicuro di ricordarla.
– Mi spiace, ma per la tua sicurezza non possiamo accettare il tuo cognome come password.
– Ragionevole. Metti “lampada”.
– Mi spiace, ma la password deve avere almeno nove caratteri.
– Mmmm… allora metti “passwordlampada”.
– Mi spiace, ma la password non può contenere la parola password.
– Orco tron. Metti “lampadatrieste”.
– Mi spiace, ma la password non può contenere riferimenti geografici.
– Comincio a stufarmi. Metti “Geniodemerdachepalle”.
– Mi spiace, ma la password deve contenere almeno un numero.
– Aaaaah!!! “Geniodemerdacheduepalle” andrà bene?
– Mi spiace, ma questa password è già utilizzata da un altro utente.
– Chissà come mai… rilancio: “strucaunbotonsaltaunmacaco”.
– Perfetto.
– Amen. Posso esprimere i miei desideri ora?
– Quasi. Prima devi dare il consenso al trattamento dei tuoi dati personali al fine di poterti garantire il servizio richiesto. Sai, è la nuova normativa sulla privacy…
– Beh certo, acconsento, altrimenti non te li avrei dati…
– Acconsenti anche al loro utilizzo a fini commerciali?
– Acconsento a tutto quello a cui c’è da acconsentire, basta che andiamo avanti.
– Perfetto.

Problemi di incontinenza? Niente da nascondere, prima o poi arrivano per tutti! Ma da oggi puoi provare i nuovi UltraPampel, perfetti per tutte le età, vincitori del prestigioso premio “Minzione d’onore 2016”.

– Ma… cos’era sta roba?
– Un jingle pubblicitario. Gli affari non vanno più come una volta per cui l’Ordine Dei Geni ha stipulato un contratto con una concessionaria di réclame. I nostri principali introiti arrivano da qui.
– Ho capito, ma perché proprio una pubblicità di pannoloni?
– Sono réclame targetizzate in base ai dati personali degli utenti registrati. Tu risulti il potenziale acquirente perfetto.
– Ringrazio. Posso esprimere i miei desideri ora?
– Certo! Arsalan è al tuo totale servizio. Hai due desideri residui. Cosa vuoi che faccia?
– Ma come due? Non erano tre?
– Ah, bei tempi quelli. Ora purtroppo ci sono ancora le accise da pagare per la guerra contro i maghi di cento anni fa. Ogni tre desideri, uno viene tassato dall’Ordine, per cui te ne restano due, mi spiace.
– Va bene dai, tempi moderni e crisi per tutti. Accontentiamoci. Senti… i desideri restano fra me e te vero, non è che vai a raccontarli in giro…
– No, no, tranquillo, abbiamo un inappuntabile codice etico che ci impedisce di rendere pubblici i desideri espressi.
– Okay. Allora diciamo che… ma sì dai… non l’ho mai fatto in fondo, togliamoci sto sfizio almeno da vecchio. Il mio primo desiderio è: vorrei passare una notte con le dieci ragazze più belle del mondo.
– Ah, notevole! Tra l’altro uno dei desideri più gettonati, devo dire…
– Bene! Quindi stasera lo esaudirai?
– Certo! Tuttavia, a causa della delibera 69/13 del Ministero delle Pari Opportunità contro le discriminazioni di genere, la sola presenza femminile è illecita in quanto verrebbero a mancare le quote azzurre, gialle, viola, verdi, rosse, blu e arcobaleno. Per poter passare la notte con dieci donne eterosessuali, dovranno anche essere presenti e partecipi almeno: cinque maschi eterosessuali, cinque gay, cinque lesbiche, cinque transgender, cinque travestiti, cinque drag queen, cinque bisex…
– Ok, ok, ok, ho capito. Facciamo che rinuncio a questo desiderio. Cambiamo totalmente campo. Da giovane avrei voluto diventare una cantante famoso, mi sarebbe piaciuto essere il John Lennon italiano. Anzi, Paul McCartney, che era anche più bello. Ora diciamo che preferisco qualcosa di più tranquillo, ma di maggior fascino. Morricone. Ecco, mi piacerebbe diventare bravo come Ennio Morricone, e autore di mille composizioni famose in tutto il mondo.
– Perfetto, non c’è problema. È un desiderio elementare facilmente esaudibile. Mi serve solo che compili i moduli DRM2 e Label Copy per la SIAE, pagando i diritti d’autore sugli album pubblicati e una volta ricevuti i contrassegni regolarmente vidimati potremo procedere.
– In che senso pagare i diritti d’autore? Sarei io l’autore!
– Naturalmente, ma per tutelare al meglio i tuoi interessi è previsto che chiunque utilizzi le tue canzoni paghi i diritti d’autore, quindi anche tu. Diritti che poi, essendo tu stesso l’autore, ti verranno reindirizzati, decurtati della giusta percentuale necessaria per questo egregio servizio di tutela. Per mille canzoni, quindi diciamo cento album circa, la spesa dovrebbe aggirarsi attorno ai settantamila euro.
– Ma io non ho settantamila euro!
– Hai però un secondo desiderio…
– Sì ma… allora, facciamo così. Tieni un attimo fermo il primo. Lo mettiamo in forse. Ora, se io ti chiedessi questi settantamila euro, anzi, facciamo centomila, cifra tonda… anzi, grasso il dindio, facciamo un milione di euro. Li avrei qua in mano subito?
– Eh no! Per la legge di stabilità il massimo di contanti trasferibili sarebbe di mille euro. Per un milione di euro dovrei farti un bonifico, ma un trasferimento di questo tipo sarebbe immediatamente tassato del 50% per la nuova disposizione 43/2016 bis dell’Agenzia Delle Entrate. Incorreresti inoltre nel servizio SPIA – Sequestro Preventivo Introiti Accumulati che, dopo aver passato al setaccio i tuoi conti italiani ed esteri, le tue proprietà, i tuoi materassi, i tuoi cassetti, le tue mutande e i tuoi calzini bucati, te li restituirebbe, a meno che non sia stata trovata qualche irregolarità, nei tempi necessari, decurtati della giusta percentuale necessaria per questo egregio servizio di tutela.
– Ho capito, lasciamo stare. Ci sarà qualcosa di più semplice a questo mondo. E se puntassi su un grande classico… che ne so, una vittoria alla lotteria?
– Questo è un desiderio messo al bando dall’Ordine dei Geni a causa della diffida 48/2013 ricevuta dall’Antitrust, autorità garante della concorrenza e del mercato.
– Se trovassi una valigia piena di soldi nel bosco?
– Su questo tipo di desideri c’è il diritto di prelazione da parte di un’importante organizzazione non governativa.
– Che organizzazione non governativa?
– Shhh… Cu è surdu, orbu e taci, campa cent’anni ‘n paci. Chiddu è lu bonu chi vidi e taci… baciamo le mani…
– Ah ecco, mancava nel quadretto…

Non riesci più a mordere nemmeno il tonno che si taglia con un grissino? Prova le nostre nuove dentiere Senzadent, le creiamo su misura per te. Da oggi disponibili anche nei modelli speciali Vampiro, per un fascino tutto canino, e Gatto, per un sorriso sei volte incisivo.

– E riecco la pubblicità targetizzata. Ringrazio per l’ottima considerazione. Senti genio, qua si fa buio e non sono ancora riuscito ad esprimere un desiderio…
– Chiamami pure Arsalan, sempre al tuo servizio senza limiti di tempo. Hai ancora due desideri a disposizione.
– Lo so benissimo! Dai, proviamo con qualcosa di più… altruista. Vorrei… vorrei… vorrei la pace nel mondo, ecco.
– Mi spiace, ma questo desiderio è protetto dal copyright dei concorsi di bellezza.
– E allora… quando è troppo è troppo. Facciamo così Arsalan, esprimo il desiderio che tu mi restituisca il mio euro e cinquanta, dopodiché vado a bermi i miei calici in osmiza e siamo amici come prima.
– Desideri la ricevuta?
– Ma sì, grazie, almeno mi resterà un ricordo di questa storia strampalata.
– Perfetto. Ecco fatto!

Giovanni si ritrovò in mano un euro e venti. Sulla ricevuta spiccava regolare la ritenuta d’acconto di trenta centesimi. Con calma, prese in mano la lampada. La osservò, ripensando a quanto era appena accaduto. Poi, all’improvviso, la scagliò con tutte le sue forze verso il dirupo. La vide rimbalzare su qualche roccia per poi finire nell’azzurro del mare.
Arsalan gridò.
– Noooooo! Ti prego! Lì non mi troverà più nessuno! Sarò costretto a vivere sott’acqua per il resto della mia esistenza… Ti prego, recupera la lampada, ti supplico! Farò qualsiasi cosa… qualsiasi. Ti darò tre desideri, te lo prometto. Tre desideri in nero, aumma aumma, uacciuari, inter nos, quello che vuoi. Ma ti prego, tira fuori la mia lampada dal mare!
Giovanni lo guardò, con serafica serenità.
– Mio caro Arsalan, lo farei volentieri, ma purtroppo quella è un’Area Marina Protetta, e lì non si può entrare. Servono permessi speciali, moduli da compilare, firme e registri di presenza. Ma chissà, magari il mese prossimo mi prende la voglia e faccio tutta la trafila burocratica per salvarti. Per il momento mi accontento di poter ancora ordinare da bere senza portare all’oste le analisi del sangue. Buona giornata!

sabato 3 dicembre 2016

Care Segnalazioni: il decoro di Franca Porfirio

Franca Porfirio strikes back. In molti si chiedevano il suo giudizio sulle nuove disposizioni del Comune di Trieste e sull'ordinanza in arrivo. E la segnalazione è arrivata!





sabato 26 novembre 2016

Nirvana, il testo completo di Spuzon de Scai, la Smells like teen spirit triestina

Bon, dopo aver ritrovato l'album dei NIRVANA in triestino "Gnanche pel cul", versione per il mercato locale di Nevermind, ci sembra giusto fornire qua i testi delle singole canzoni.
Si parte con la grande hit: Spuzon de scai (originale Smells like teen spirit):


NIRVANA - SPUZON DE SCAI (Smells like teen spirit)

Load up on guns and bring your friends - Cariga el s'ciopo e ingruma la clapa  
It's fun to lose and to pretend - Xe figon perder e far l'indian
She's over bored and self assured - La mulona xe scazada e convintona
Oh no, I know a dirty word - No dei, mi so un bel porcon 

Hello, hello, hello, how low? (x3) - Ailo, ailo, ailo, quanto in zo?  
Hello, hello, hello! - Ailo, ailo, ailo! 

With the lights out, it's less dangerous - Intel scuro, xe meno ciodi
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei
I feel stupid and contagious - Me par de esser mona, e contagioso 
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei 
A mulatto, An albino - Un muleto, un alpino
A mosquito, My libido! Un mussato, go la longa!  
Yay! - Dei!  (x3) 

I'm worse at what I do best - Son ciston in quel in cui son boba
And for this gift I feel blessed - E per sta roba me sento ontolà 
Our little group has always been - La nostra picia clapa sempre la iera
And always will until the end - E sempre la sarà, ciapa qua (mona) 

Hello, hello, hello, how low? (x3) - Ailo, ailo, ailo, quanto in zo?  
Hello, hello, hello! - Ailo, ailo, ailo! 

With the lights out, it's less dangerous - Intel scuro, xe meno ciodi
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei
I feel stupid and contagious - Me par de esser mona, e contagioso 
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei 
A mulatto, An albino - Un muleto, un alpino
A mosquito, My libido! Un mussato, go la longa!  
Yay! - Dei!  (x3)  

And I forget just why I taste - E no me vien inamente gnanca perché zerco 
Oh yeah, I guess it makes me smile - Bon dei, diria che me fa rider 
I found it hard, it was hard to find - Iera pupoli, iera ciodi trovar
Oh well, whatever, nevermind - Bon dei, comunque, gnanche pel cul 

Hello, hello, hello, how low? (x3) - Ailo, ailo, ailo, quanto in zo?  
Hello, hello, hello! - Ailo, ailo, ailo! 

With the lights out, it's less dangerous - Intel scuro, xe meno ciodi
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei
I feel stupid and contagious - Me par de esser mona, e contagioso 
Here we are now, entertain us - Qua semo po, tirine un viz dei 
A mulatto, An albino - Un muleto, un alpino
A mosquito, My libido! Un mussato, go la longa!  
A denial !! - No se pol!!  (x9)


Care segnalazioni: no ai muleti in coriera

Dopo un po' di tempo in sordina, finalmente Segnalazioni torna alla grande.
Ecco un importante capitolo dello scontro generazionale vs i muleti sula coriera.
Ma si aggiunge una nuova catorgoria: gli insegnanti maleducati.




lunedì 7 novembre 2016

Nirvana a Trieste, trovato l'album segreto: Nevermind diventa Gnanche pel cul

A pochi giorno dal concerto evento per il 25esimo anniversario del mitico concerto dei Nirvana a Muja del 1991, ecco lo scoop. I Nirvana, quel giorno, per onorare la loro presenza a Trieste, avevano cantato tutto l'album Nevermind in versione triestina.
Chissà se gli organizzatori del concerto tributo del 16 novembre 2016 al Verdi (qua le info) faranno suonare le versioni originali o queste. Noi ci saremo sicuro!!!
Ecco i titoli delle canzoni:

nirvana
NIRVANA - GNANCHE PEL CUL

  1. Spuzon de scai
  2. Poline del kurac
  3. Vienme dei
  4. Una facia una raza
  5. Baterie del 3310
  6. Jole
  7. Pissando del Molo San Carlo
  8. Ciucitelo
  9. Ato de sazia pomigada
  10. Camina dei
  11. In furlania
  12. Un quel per strada
  13. Che coioni no finissi più
Un piccolo estratto dal testo di "Un quel per strada":
ma va ben magnar pessi
perché no i ga pel cul nissun
un quel per strada, mmmm, ou
un quel per strada, mmmm, ou

E di "In furlania":
Son in Furlania!
no posso lamentarme! (sotinteso: se no i me legna)

E infine, di "Spuzon de scai":
Col scuro
xe meno pupoli
qua semo po
tirine un viz dei
me par de esser un poco mona
e contagioso
qua semo po
tirine un viz dei
un muleto, un alpino
un mussato, che coioni
tiriviatuto
tiriviatuto
tiriviatuto
tiriviatutooooooooo!


venerdì 4 novembre 2016

I cinque motivi per seguire il Trieste Science+Fiction

Ultimi tre giorni di Trieste Science+Fiction, il Festival della fantascienza.
Ecco i buoni motivi per seguirlo:

  1. Trieste è la città della fantascienza universalmente riconosciuta sin dai tempi dell'alabarda spaziale di Goldrake il mostro cole tirake. Solo alla flotta de Vega ghe stemo sul chezz.

  2. Non si sa mai che salti fuori qualche metodo rivoluzionario per far funzionare el tram de Opcina.
  3. E' l'unico periodo dell'anno in cui l'orgoglio CCGNAF domina su tutto (per chi no sa cossa xe: Cose Che Gridano NO! Alla Figa. Tipo zavate e calze, marsupio, ociai con cordela, slipini col portafoglio dentro, e nerdade in generale).
  4. Durante le pause tra un film e l'altro scopri i sottoboschi de baretti sconosciuti di Piazza Libertà. In uno dei quali trovi un Franz Josef in formato imperiale.

  5. Ma soprattutto: è l'unico periodo dell'anno in cui puoi berti una birra in tranquillità sui scalini della sala Tripcovich senza far rabiar el sindaco.

giovedì 6 ottobre 2016

I Pirati della Barcolana, la maldobria gratis in ebook

Festeggiamo la Barcolana pubblicando "I Pirati della Barcolana", divertente maldobria di due improvvisati pirati istriani alle prese con un tesoro nel bel mezzo della regata velica più famosa del mondo...
Fino a lunedì l'ebook di questo racconto è gratuito e scaricabile qua.

I Pirati della Barcolana è un estratto di Polska... rivemo!, il libro di Diego Manna e Michele Zazzara che trovate in tutte le librerie di Trieste oppure comodamente online a questo link.


I PIRATI DELLA BARCOLANA


Pupolo di Michele Zazzara



– Marmelada de stropacui i ga magnà per colazion. Mi no gavevo mai inteso.
– Ma come no dei, per bon no te ga mai magnà?
– A mi i me ga sempre dito che i stropacui fa mal e che i xe invelenai.
– Ma cossa mai invelenai, te prego dei! Ara che i xe magnabili… come se disi… comestibili, ecolo. E magari desso te me dirà che no te conossi gnanca la storia del Stropacul Svolante e de Gino Oloturia.
– Gino Oloturia? Stropacul Svolante? Cossa, i se tirava stropacui?
– Ma no, xe una storia de un diese ani fa dei, de un vecio smafero de Cherso che pensava de esser un pirata moderno. Bon, impinissi qua el bicer che te conto.
– Pirata moderno. ‘Ssai bela questa. Ciapa, sluca ben, che sentimo…
– Insoma, ghe iera sto Gino, che gaveva la sua barca, ma giusto un poco più granda de un caìcio sa, no pensar chissà che robe, solo che lui de picio el se gaveva leto tuti i romanzi de Salgari e de quela volta ghe gaveva ciapà la fissazion de esser un pirata.
– E el gaveva la bandiera col muso de scheletro?
– Se capissi po’, cola crepa de morto!
– E el papagal sula spala?
– El gaveva zercà in giro, ma no el gaveva mai trovà un. Alora el gaveva ciolto un cocal e el ghe gaveva imparà a starghe sula spala. Solo che ogni tanto el tirava de quele cagade che no te digo, e sto Gino andava in giro con tuta la blusa incagolada.
– Bel de veder. E la benda sul’ocio el gaveva?
– Quela la gaveva, anca se el ghe vedeva benissimo de tuti e do i oci.
– E el ganzo al posto dela man?
– Quel no. Però el se gaveva notà a un corso de uncineto, per via che el pensava che iera qualcossa che te imparava a netar i uncini e che un doman magari gavessi podù servirghe.
– Capisso, uncin neto. Doveva esser ‘ssai sgaio sto Gino.
– No iera sta zima, disemo. Insoma, lui ‘ssai ghe piaseva bagolar a torziolon per l’Istria a zercar tesori e far gheto, saltandoghe de sora ale barche dei turisti per zercar de rambarghe qualcossa.
– Ah, ma anca ladro el iera alora. E cossa, la polizia no lo ga mai ciapà pe’l copin?
– Ma cossa te vol che i andassi a perder tempo con lui. Tuti lo conosseva e tuti saveva che iera solo che un povero vecio insempià, e che come pirata el valeva meno de una s’cinca e un boton. No el rivava gnanca a pozar un pie sule barche de quei altri che el cascava in aqua come una pepa lessa.
– Bon, ma insoma, no ghe xe mai vegnù gnente in scarsela?
– Vara, l’unica roba che el se ga guadagnà col tempo xe el soranome, Gino Oloturia po’, el stronzo de mar.
– Aaaah, desso go capì perchè “oloturia”, povero omo.
– ‘Ssai poco de dirghe povero, co un se le zerca. Comunque, volevo contarte de quela volta che el suo amico Piero Bisnizo ga per bon trovà una mapa del tesoro…
– “Bisnizo”. Anca sto qua me par un nome che la disi longa…
– Za, co che ghe iera qualche trapolez, te podevi star sicuro che de mezo ghe iera Piero Bisnizo. Insoma, a sto Piero un pochi de ani prima ghe iera morta la nona, e la ghe gaveva lassà una vecia casa con tuto quel che ghe iera drento. Ma sicome el iera bastanza spuzafadighe, no el ghe gaveva mai messo pie, che ancora no ghe tocassi meter in ordine qualcossa. Solo che una sera, che el iera tornà a casa tuto bel impetessà, la molie ghe gaveva da’ una piada int’el daur e lo gaveva lassà a dormir fora. Cussì lui iera andà int’ela casa dela nona, pitosto che dormir sul paion per strada, e là el se gaveva messo a sbisigar in sofita, che ghe iera pien de bei strafanici veci. E cossa el ga trovà?
– La mapa del tesoro!
– Eh no, no gaver furia. El ga trovà un vecio baul, una roba del setecento ‘diritura, de un suo trisavolo, fato propio come che te se imagini un baul dei pirati.
– Va baul e torna casson.
– Sì, no scominziar cole monade desso. Insoma, el ga trovà sto baul…
– E drento iera Gigi che se gratava el cul? Ah ah che bela che iera quela!
– Ma lassa che te conto! Ciapa, bevi intanto, cussì te tasi. Drento el baul ghe iera un papiro, e su sto papiro, con bela scritura de una volta, ghe iera scrito:



La nostra spedizion a lieto fin non giunse mai
nel golfo del melon un fortunal recò assai guai
la solerzia nel lasciar sia velier che filibusta
nefasta fu cagion dell’oblio de cior la busta.

Che difati xe restada là
orco tron de sardon impanà.

Levate’l deretano, o di Willi prodi eredi

velici certami asservirete ai vostri piedi
nel glauco profondo alabardato mar
celata già è la via che dovrete seguitar.


– No go capì gnente, solo melon e sardoni impanai. Cossa iera, una riceta?
– Sì, del dotor per guarirte la monagine.
– Ah ah ah, che rider che te me fa ara, speta che me fazo i grizoli soto el scaio cussì rido ancora de più.
– Speta che te spiego. In pratica iera un papiro scrito de un suo antenato, el famoso Capitan Willi, che iera un pirata per bon, col galeon e tuto quanto, come che Dio comanda.
– E Willi el se ciamava? Mi me ricordo che qualche ano fa in cine ghe iera un film con un pirata che se ciamava propio cussì. Willi L’orbo iera, per via che el iera orbo de un ocio. Cossa, iera el stesso?
– Ma no dir monade, quei xe film americani. Sto qua iera Willi L’urbo, per via che co no el iera per mar el fazeva el vigile urban.
– Ma cossa i urbi esisteva za nel setecento? E cossa i multava, le caroze che coreva tropo?
– Ma coss’te vol che sapio coss’che i fazeva, ostia. Bon, comunque la legenda disi che sto Willi L’urbo, col suo velier che se ciamava el “Stropacul Svolante”…
– Bel nome ciò, piratesco propio!
– Eh, ma xe per via che a tuto l’equipagio ghe piaseva de mati la trapa de stropacui, e co i se inciucava con quela ghe pareva de svolar adiritura, e i diventava squasi imbatibili de quanto che i iera imborezai, una legenda i iera. Comunque, te disevo, sto Willi el iera drio zercar un tesoro ‘ssai ma ‘ssai grando, una roba che lo gavessi fato diventar rico lui e tuti i sui discendenti de quanto che el valeva. E che el iera nascosto propio qua de noi, a Trieste. Per quel xe scrito golfo del melon e alabardato mar, no?
– Quante che te sa ciò, ogni volta te me stupissi. Bon, ma insoma, e dopo lo ga trovà? No el podeva meter el tesoro int’el baul, pitosto che sta carta de formaio con ste filastroche?
– Ma no, ostia tua, int’el papiro xe scrito che el viagio no xe andà ben, che i ga becà un fortunal… un neverin insoma, e che el Stropacul Svolante ghe xe andà a remengo soto aqua. E i mati xe scampai de furia, dismentigandose là la busta, e drento dela busta ghe iera apunto la mapa del tesoro.
– Ah, scominzio a capir. Quindi i xe tornai a casa in braghe de tela e la mapa del tesoro xe restada sconta int’el Stropacul Svolante, soto aqua a Trieste. E ala fine del papiro in pratica el ghe disi a quei che desso legi de mover el cul e de andar a zercar lori sia la mapa che el tesoro.
– Oh bravo, te vedi che ogni tanto te ghe rivi anca ti!
– Sì, ma digo, ma perchè in tuti sti ani no xe andà nissun alora?
– Ma te go dito, quela de Piero Bisnizo iera propio tuta una familia de spuzafadighe. Nissun xe mai andà perchè nissun ga mai gavù voia. Moverse de Cherso, andar fin Trieste, zercar el Stropacul Svolante in tuto quel mar cussì grando, zercar la busta, zercar el tesoro, ghe pareva a tuti che saria sta’ tropo de bazilar, no i gaveva ‘ssai frescheza.
– E inveze Piero gaveva frescheza?
– Eh no, figurite, anca Piero no gaveva nissuna voia. Solo che lui conosseva benissimo Gino Oloturia, e el saveva che lo podeva inzinganar facile e che ala fine el gavessi fato tuto lui. E cussì el zorno drio el xe corso a mostrarghe sto papiro.
– E i xe partidi de balin?
– Gino voleva sì, ma Piero ghe ga dito che sa, xe istà, xe tropo caldo, no xe voia, e po’ sarà pien de gente in mar, che i li podessi veder, che i poderia insospetirse, e che questo e che sto altro, e che insoma xe meo spetar che no ghe sia nissun in giro.
– De inverno quindi?
– De inverno Piero ghe ga dito che sa, xe tropa zima, no xe voia… insoma che saria meo far un poco prima, tipo otobre, che xe ancora bele giornade. Ma no zorni feriali, che xe sempre casin, tropo de bazilar. Meo far de domeniga, che xe tuto più rilassà e i triestini xe tuti in osmiza a magnar e bever e cussì lori i ga sicuro campo libero. Tanto navi a Trieste no gira più, el porto xe morto de ani.
– Eh, me ricordo de co rivava ogni zorno navi su navi, che bei tempi che iera. Desso xe tuto a remengo.
– No ga importanza. Bon, fati un do conti, i se meti d’acordo de andar la seconda domeniga de otobre, che ghe pareva una bona data, né tropo caldo, né tropa zima e poca gente in giro.
– Sì, ma scusime un atimo. Go capì che son insempià, però qua me par che te me la conti. Per bon lori i pensava de rivar a zercar el velier in tuto el golfo de Trieste in un zorno solo?
– Ah, e qua te volevo! Anca Piero se gaveva fato sta domanda, e difati ghe iera za passà el spiz de andar anca lui, tropo de bazilar ghe pareva. Ma Gino, che conosseva ben tute le robe de pirati, ghe ga spiegà che nel papiro ghe iera anca le coordinate precise de indove zercar, sconte con un strolighez.
– Un indovinel? Ostia, ara che sto Gino no xe cussì lole, in fondo…
– No un indovinel, più una roba matematica, propio. In pratica el toco in mezo dela filastroca, “Che difati xe restada là”, el te disi propio indove zercar. Do righe, latitudine e longitudine, basta che te trasformi le letere in numeri.
– Ustia! E come se fa?
– Ogni letera xe un numero po’, presempio la a xe uno, la b xe do e via cussì. E dopo te ciol i numeri che vien fora e te ga de far la soma tra de lori, e dopo…
– Bon bon bon, ara che me sta vignindo un mal de testa pezo de quel che gaverò doman per via del petess.
– Va ben, no ga importanza. Fato sta che i gaveva el punto preciso de indove che iera afondà el Stropacul Svolante. E cussì, co xe rivà el zorno, i xe partidi. Solo che i gaveva fato mal i conti…
– Iera za zima in otobre?
– No, la giornada iera belissima. Ma cossa nassi la seconda domeniga de otobre?
– Orca, te sa che no son bravo su ste robe… pasqua me par che xe in aprile de solito… lunedi del’angelo no pol esser, xe de lunedi… domeniga dele palme… no so, le palme me par alberi de mesi più caldi… e bon, desso no me sovien dei. Cossa nassi?
– Che triestin balordo che te son ara! Xe la domeniga dela Barcolana po’!
– Urremenghis! E co i xe rivai qua i ga trovà tuto el mar pien de barche alora?
– Giusto come l’oro, altro che far le robe de sconton. In piena regata i xe rivai. Do veci in caìcio, cola bandiera de pirati e col cocal sula spala, in mezo a tute quele barche, figurite che scena. E tuti oviamente pensava che i iera i soliti remenela che partecipava giusto per far la matada. Fin la television li gaveva filmai, de quanto che i dava int’el ocio.
– Bon, insoma no i ga rivà a combinar gnente?
– Eh no, Piero no gaveva nissuna voia de tornar un altro zorno, e alora i se ga messo istesso a zercar el velier de Willi L’urbo. I xe andai indove che diseva le coordinate e i se ga butà in aqua. Le altre barche a sto punto ga pensà che i se gaveva inventà un’altra matada, una gara de clanfe in mezo ala Barcolana, e lora ga scominzià a butarse in aqua un poco tuti, e tornar fora, e ributarse, e schizarse, e insoma ghe iera un gheto che no te digo.
– Eh, i triestini co xe de far casin no i se tira mai indrio…
– Savemo, savemo ben… insoma, intanto che iera tuto quel desìo, Gino e Piero ga rivà a andar soto aqua e trovar el Stropacul Svolante, che iera ancora là dopo tuti quei ani, i ghe ga nudà drento, i ga zercà la cabina de Willi L’urbo e i ga trovà sta busta cola mapa, ancora bela sigilada e serada int’un cassetin dopo tuti quei ani.
– Ara che i trova el tesoro per bon ciò!
– Speta, speta. In quel, Gino, che iera la prima volta che el vedeva un velier pirata vero, el se ga messo a tocar un poco tuto, cussì per curiosità. Casseti, vece spade, porte, armadi, la cambusa con ancora tute le boze de trapa de stropacui, vece bandiere piratesche, qualche moneda butada qua e là, el timon, e dopo el ga trovà una leva, propio soto del timon, un poco sconta. E, gnanca a dir, la ga tirada senza pensarghe do volte.
– E cossa xe nato?
– In pratica quela iera la leva del sistema de emergenza. Se ga impizà tuto un remitur de carucole e controcarucole che ga cambià i legni che se gaveva roto con altri de riserva e ga disincaglià el velier, fazendolo tornar in suso. Quele iera navi, osteria, altro che quele porcherie de desso che ciapa un scoieto e le se spaca in do.
– Te me sta disendo che i xe tornai fora del’aqua con tuto el Stropacul Svolante?
– Una scena che no te digo, robe de cinematografo. A sto punto, i mati dele altre barche, co ga visto sto velier cussì grando saltar fora del’aqua, i se ga cagà un poco int’ele braghe, se capissi, e i ga pensà che sti do iera pirati veri, e che i voleva fregarghe i bori a tuti a canonade.
– E cossa i ga fato, i ghe ga molà le fliche?
– Che fliche? Te par che la gente va a far la Barcolana portandose drio i schei? Le uniche robe che i gaveva iera parsuto, salame, ombolo, formaio e boze de vin, e quel i ghe dava.
– Bon dei, meo che una piada int’el daur…
– Sì sì, difati lori de boni istriani i cioleva tuto, e via via che i se spostava verso el tesoro el Stropacul Svolante se impigniva sempre de più.
– Ah, ma alora i gaveva capì indove che iera el tesoro?
– Ma sì ah, te go dito che i gaveva trovà la busta cola mapa int’ela cabina de Willi L’urbo. El iera ‘ssai vizin dela grota de Carlotta. E a sto punto, za che i iera, i xe andai in là col Stropacul Svolante, senza tornar sul caìcio.
– Me par giusto, cussì par ancora più piratesco…
– Esato. Solo che, ora che i rivi là, a furia de magnar parsuto, bever vin e farse fora anca tuta la riserva de trape de stropacul, i iera ormai impetessai al setimo grado dela scala Kokal. I ga scominzià a pensar de esser per bon pirati de quei veri, i se ga messo prima a balar sul ponte e dopo a corerse drio fra de lori zogandose cole spade. E dopo, tut’int’un, i se ga cagà indosso.
– Perchè? Cossa xe nato?
– I ga visto, propio arente del Stropacul Svolante, do oci zali enormi, e una boca che rideva, che rideva come mata, e granda, cussì granda che podeva magnarli int’un bocon.
– Un mostro marin? Adiritura!
– Cussì pareva. Alora tuti cagai i ga zercà de filarghe via, ma el iera ‘ssai ma ‘ssai veloce. Alora i ga butà in mar tuto el vin che ghe fazeva peso, ma comunque quei oci e quela boca spalancada li stava per becar e per magnarseli…
– Ostia che storie ara! E cossa i ga fato? Cossa?
– Eh, Gino de colpo se ga ricordà che el Stropacul Svolante gaveva anca i canoni, e alora i ghe ga tirà al mostro. Bum! Bum de novo! Ribum! Zinque canonade i ghe ga tirà.
– E i lo ga mazà?
– I se spetava de sentir un rantolo, un zigo de quei che te senti par television co che mori ste creature po’, e inveze i ga sentì solo che una marea de gente che sacramentava e che li mandava a remengo.
– Ma come, el mostro saveva parlar?
– Ah sì, propio un mostro iera… A lori che iera impetessadi ghe pareva un mostro. Inveze iera Cattivik, quela barca nera che ga i oci e el soriso malignasso de Cattivik pupolai sula vela. E el stava anca vinzendo la Barcolana quel’ano, ostregheta, prima che i lo fazessi afondar a canonade.
– Mama mia che babilogna ara! Meno mal che no i voleva dar int’el ocio!
– Te sa sì… comunque in qualche magnera i ga rivà a mocarsela, e ala fine i xe rivai indove che ghe iera sconto el tesoro, in fondo dela Grota de Carlota.
– E cossa iera sto tesoro? Cossa iera? Dei che son curioso, che xe meza ora che te scolto ormai.
– E insoma, tira para mola i xe smontai là dela grota, i ga zercà un poco, i ga scavà int’el punto indove che iera de scavar e i ga trovà el baul. I se lo ga portà tuto de sconton sul Stropacul Svolante e là, con un poca de pazienza, Gino ga rivado a scassinarlo. I lo ga verto pian pian, tuti imborezai, e…
– E?
– Ah, go sede, speta che me bevo un altro otavin.
– ‘Ndemo dei! No sta far el mona. Alora? Cossa iera drento?
– I lo ga verto pian pianin, e dentro iera… tuto bel pien de stropacui!
– Stropacui? Dei, finissila de dir monade, ara che no fa rider. Qual iera el tesoro?
– Stropacui! Per bon! Ara che desso ghe ne gavemo a ufete, ma nel milesetecento i iera rari, e la trapa de stropacui valeva miliardi!
– Tuta sta fadiga per un baul de stropacui? Chissà Piero che contento che iera ara!
– Piero ga inizià a stramaledir su trisavolo Willi e con lui tuti i urbi e tuti i pirati e tuti i stropacui svolanti del’Istria e dela Dalmazia e del’Italia e del Friul, che ghe se stropassi per bon el cul a tuti int’el ragio de mile chilometri, e che vegnissi de note el mostro magnastropacui a far estinguer quela pianta maledeta dela facia dela tera.
– Ah cussì el diseva, el gaveva propio el futer…
– Eh sì, e intanto che el continuava a tirar zo tuti i santi vegetariani e i santi erboristi che fazeva ricete coi stropacui, tut’int’un i se ga inacorto che stava rivando de corsa la guardia costiera.
– Ostia! I li ga becai che i ga afondà Cattivik.
– No no, no per quel, ma perchè i iera drento la Riserva Marina, là no te pol miga andar, te ciapi la multa. E figurite se do istriani, che za no gaveva trovà nissun tesoro, voleva anca molarghe bori ala guardia costiera. Saria sta’… come se disi… oltre alla beffa il danno!
– Saria el contrario, ma va ben istesso.
– E insoma, alora i ga tirà subito el fughin più veloce che i podeva, ma cussì veloce, ma cussì veloce che ala fine i ga adiritura taià el traguardo dela Barcolana per primi, tra grandi festegiamenti dela gente intorno.
– Ah, i ga vinto! Eh bon, no iera più Cattivik, facile iera.
– Ma iera ben quele altre barche, no sta pensar che sia cussì facile, ara che no xe miga la regata del Lago de Percedol! Però, se te ga fato atenzion, nel papiro Willi L’urbo gaveva previsto che i gavessi vinto: “Velici certami asservirete ai vostri piedi” ghe iera scrito.
– Ostia, una premonizion come. Mi me fa squasi spago ste robe.
– Bon, ma no ga importanza. Insoma, Piero e Gino iera za che i saltava tuti contenti de portar a casa el primo premio, almeno tornemo con qualcossa de bel, i se diseva…
– Eh sì dei, poveri, dopo tute ste disaventure… e cossa i ga ciapà per premio?
– E qua vien el bel. Quel’ano la barcolana iera sponsorizada de una erboristeria americana famosa in tuto el mondo, che come premio per tuti gaveva preparà un bel baul carigo de fruti o de erbe medicinali. E sa de cossa iera carigo el baul dei vincitori?
– Eh eh, credo de rivar a imaginar…
– Stropacui! Un bel baul carigo de stropacui i ga vinto! Stropacui americani de marca però, miga quei selvadighi del carso, i ghe ga dito.
– Ah ah ah, poveri Piero e Gino ciò. Tornai a casa con do baui de stropacui. Fa anca rima…
– Ah ah ah, remengo suo! Ma ala fine i iera cussì rabiai che i ga lassà i baui là, disendoghe ai americani che i usi pur i stropacui scoltando ala letera el nome che i ga.
– Bela Ucio, ‘ssai bela sta storia. Va ben, coss’te disi, legemo vanti?
– Sì, ma prima ciolemose una trapa ai stropacui, ala salute de Gino Oloturia e Piero Bisnizo!