Siamo in calendario sabato 14 giugno, ore 20.30. Di sera. Beh, a questo punto possiamo prendercela comoda e arrivarci in bici. E poi c'è la partita a mezzanotte. Ok, ma dobbiamo trovare dove dormire. La rappresentanza mononica è costituita da: Diego Manna (mi, dei), Paolo Stanese e Marco Massimiliani. Michele Zazzara, l'altro autore del libro, purtroppo non ce la fa a scendere dalla Svezia. Cerchiamo amici su facebook disposti ad ospitarci a Portogruaro. A risponderci è l'organizzazione: "Ragazzi, abbiamo i materassi in palestra, potete dormire e se serve anche sbevazzare!".
Questo è proprio il tipo di risposta che volevamo sentire.
Le previsioni però sono nefaste. Trombe d'aria, tornado... a una settimana dalla partenza, questa sembrava dovesse essere la calda accoglienza. Ma bon. Non ci lasciamo intimorire e aspettiamo la mattina di sabato per decidere. Nel frattempo, si aggregano alla pedalata anche Giorgio ed Ermanno.
Sveglia ore 7.00, il tempo sembra nuvoloso andante. Ma non piove. Si parte in bici.
Ritrovo stabilito alle 8.00 in Piazza Unità. Con quarto d'ora accademico. Marco arriva alle 8.29 e trova solo Paolo. Paolo vede il sacco a pelo di Marco. Oh no, il sacco a pelo. Paolo torna a casa a recuperare il suo sacco a pelo. Arrivo io, e trovo solo Marco ad attendermi. Ah ben, per una volta non sono l'ultimo! Arriva Paolo saccoapelomunito. Alle 9.00, riusciamo a partire.
Sì ma Giorgio ed Ermanno? Già partiti, col fresco frizzante delle 7.
La strada sfila tranquilla. Tanto si va verso Portogruaro, dopo Monfalcone diventa tutto dritto. Marco è stato previdente, ha i panini già pronti. Io e Paolo siamo a secco. Sosta obbligatoria in supermercato, panini, parsuto e ciculata. E la prima radler ignorante (e calda), un must.
A Torviscosa, il sole ci abbandona. Anzi, arriva proprio il diluvio. Ci ripariamo sotto il porticato di una piccola chiesetta, giusto in tempo. Bon, pausa pranzo, tanto è mezzogiorno e comunque dobbiamo stare fermi per un po'.
Le nubi si diradano comunque in tempi brevi, più veloci dei nostri panini. Si prosegue e presto torna anche il sole, che ci accoglie a braccia aperte a Latisana. Mancano ormai pochi chilometri, è già tempo di una seconda pausa in un bellissimo parchetto con tanto di fontana.
Tra una cosa e l'altra, ci fermiamo per un'ora buona. Birre, sole, cicculata. Ripartire è difficile.
Troviamo una panchina sociologicamente interessante.
Ricapitolando: Trevi, Jona e Colonna sono tutti e tre gay e fanno robe che è meglio sian scritte in picio sulla panchina. Trevi è anche "seschi", che abbiamo interpretato come sechsi, italiano di sexy. Poi c'è Klodis, che dovrebbe essere etero. Però è un coglione di merda. Ma la mula Chiara è così coccola che gli vuole bene lo stesso e gli mette i cuoricini. "Klodis coglione di merda sei mio" resterà negli annali come romanticismo 2.0.
Procediamo. E notiamo che le nuvole sono tutte in direione Portogruaro. Arriviamo al Ciclomundi alle 15.30. Salutiamo e 30 secondi dopo viene giù il finimondo. Via tutti. Gli stand si barricano e noi ci ripariamo sotto i portici per un'ora buona. Incontriamo Giorgio, Ermanno e Lucia, in trasferta anche loro, arrivati ben prima di noi. Ci diamo appuntamento per stasera, al Parco, su un bel palco in mezzo al verde. Intanto andiamo a lavarci e lasciare i nostri bagagli nella palestra.
Sorpresa. Materassi veri, bagni, docce, acqua calda. Grasso el dindio! Ma, distesi per il meritato riposo, arriva la brutta notizia: il tempo non migliorerà, tutta la serata è trasferita in palazzetto, fuori dal centro.
Nel frattempo, si son fatte ormai le 18. Dobbiamo ancora cenare e caricare la presentazione per vedere se funziona tutto. Tra i posti a disposizione per il buono-cena, optiamo per la trattoria al buc. Scelta azzeccata. Il menù non è fisso, ma possiamo scegliere tra almeno dieci piatti diversi. Più la caraffa di spritz. Che presto si moltiplica.
Ci raggiunge Sara, in macchina. Ottimo, così possiamo raggiungere il Palazzetto senza fare troppa fatica.
Arrivati là, momenti di panico. Sono le 20 ormai, manca mezz'ora alla presentazione. Il computer non è collegato al proiettore. Anzi, il computer non c'è proprio. Fortunatamente, il Service si dimostra superefficiente. In 9 minuti d'orologio salta fuori un computer, lo si collega al proiettore, si prova la presentazione, funziona tutto, proviamo i tre microfoni, siamo a cavallo. Il tutto mentre stava anche provando la microrchestra che suonerà dopo di noi. Service impeccabile.
In attesa del pubblico, troviamo lì vicino un bar aperto, e lo opzioniamo per recuperare poi le birre per la partita della nazionale, visto che a mezzanotte verrà trasmessa proprio in Palazzetto.
Torniamo alla base, pronti per il nostro show, ma la gente è ancora al Parco. Aspettiamo, nel frattempo la pioggia non dà tregua. Lorenza, anima del Ciclomundi, fa la spola col furgone. Alle 21.30 tutto è pronto. C'è il pubblico. Si parte. Io, Paolo e Marco ci proponiamo di accorciare, per lasciare spazio a chi viene dopo di noi. Una signora sente, e ci apostrofa "Cossa mai! Mi son vegnuda qua solo che per voi! No stè gnanche pensarghe!". Daghe.
Eccoci.
Marco Pastonesi, della Gazzetta dello Sport, ci presenta, si informa sul dialetto triestino e sulla parola maldobrie. Il nostro Marco Massimiliani attacca. Ci siamo divisi i ruoli, lui farà il presentatore e io e Paolo racconteremo gli aneddoti, anche se poi tutti e tre avremo il piacere di ricordare l'esperienza del viaggio vissuta assieme. Tra il pubblico vedo Emilio Rigatti. Lui è uno dei tre grandi ispiratori dei nostri libri, essendo la nostra passione nata dopo aver saputo del suo viaggio con Rumiz e Altan da Trieste a Istanbul. E adesso è lì che ascolta la storia del nostro viaggio. Soddisfazioni.
La gente si diverte, apprezza la nostra autoironia. In fondo è vero, non abbiamo fatto nessuna grande impresa, anche se prima di fare il mio primo viaggio in bicicletta la reputavo tale. Invece è una cosa che si può fare con una certa facilità, e proprio il far notare la sua estrema normalità è il messaggio che vogliamo dare: chiunque può partire domani e farsi Trieste-Cracovia in bicicletta senza grossi problemi, ma con mille avventure. Come incontrare Jure, lo slovacco imbriago molesto. O Frida, la nonna slovena che tutti vorrebbero. O finire a dormire nell'ala femminile di un collegio. Da soli.
Io e Paolo ci ritiriamo "nei camerini" per vestirci da Ucio e Ciano, gli altri protagonisti di Polska... rivemo!, i due vecchi che in osmiza liberano la fantasia delle maldobrie in dialetto. E qua comincia la nostra scommessa. Come reagirà il pubblico in sala? Quanti triestini ci sono? Quanti capiranno l'ironia della storia, basata sul campanilismo tra Trieste e Udine?
Pare tanti. Sentiamo le risate. Sentiamo addirittura gli applausi a scena aperta sul quindicicalogo della Trieste friulana del futuro e sul Test di Triestinità. Soddisfazione ed emozione.
Che quindicicalogo? Questo!
La signora di prima ci regala un bellissimo complimento, apprezzato da tutti e tre: "Oltre che bravi, si vede che siete anche persone pulite".
Ci sediamo, ora tocca alla microrchestra. Tre strumenti: armonica cromatica, pandeiro e chitarra. Risultato molto d'effetto.
E poi si fa tardi, il tempo per i Tetes de Bois non c'è. Riescono comunque a mandare questo emozionante video prima della partita, con una grande interpretazione di Margherita Hack.
Inizia la partita. Non c'è la birra. Io e Paolo partiamo in missione. Ma il bar è già chiuso, disastro. Andiamo verso il centro. Torneremo dalla nostra missione a fine primo tempo, ma siamo ancora sullo 0-0.
Il resto è cronaca calcistica che sintetizzeremo con un "Bela! Ecoli là savevo mi che i ciapava el balin subito dopo! Ben cazada, 2-0, pecà che el xe cussì mona! Che traversa ciò!!!!".
Paolo intanto sfoga tutta la sua indole calcistica addormentandosi sulla sedia.
Si torna in palestra, siamo gli ultimi, alle 3 di notte.
Alle 9, saremo gli ultimi ad abbandonare la branda, con estrema fatica.
Borse pronte, si va in piazza. Sotto il sole, l'atmosfera del Ciclomundi è fantastica, viva, accogliente. Facciamo il giro degli stand, ci preoccupiamo dello sciopero dei treni, salutiamo un po' tutti e muoviamo i pedali verso la stazione, portandoci da Portogruaro un bellissimo ricordo e tanta voglia di ricominciare a viaggiare.
In bici, claro!